Untori e monatti infestano da sempre ogni pestilenza, il Maligno siede sul trono, i suoi esecutori ubbidiscono, gli scenari dove si fa strage di buoni e cattivi, donne, uomini, vecchi e bambini mutano con il passo dei tempi. Ne "Il Ragno nero di Jeremias Gotthelf" siamo a metà dell’ottocento in una vallata svizzera, a Lützelflüh, dove certi aracnidi color carbone portano la morte. Nessuna possibilità di scampo. Ci si ammala ed è presto finita. Vittorio Orsenigo, in questo suo romanzo immagina un affezionato lettore che visita, saltando con un solo passo spazio e tempo i luoghi della strage, osserva da viaggiatore sensibile ogni minimo dettaglio, vede, testimonia, incontra i personaggi raccontati da Gotthelf e – a sua volta – li racconta: un battesimo, un cibo, un amore, un muggito, una pira funebre e il fumo che esce dalla pipa del nonno.