You are using a browser that is not supported by this website may not work correctly. Please try using Chrome, Safari, Firefox, Edge or Opera.
We use cookies to ensure the website functions properly. These, for example, will keep you logged in, will track performance and can be used for marketing purposes. Read more about our cookies or choose which cookies you accept on this page.
Quel giorno, verso le cinque del mattino, il sole entrò con impeto giocondo nella cameretta che occupavo presso mio zio Lazzaro, curato del villaggio di Dour- gues. Un largo raggio dorato cadde sulle mie palpebre chiuse, e mi svegliai in mezzo alla luce.
La mia camera, semplicemente imbiancata, colle pareti e coi mobili di legno bianco, aveva una gaiezza sedu- cente. M'affacciai alla finestra, e guardai la Duranza, che scorreva ampia in mezzo al verde scuro della valle. Un fresco venticello mi accarezzava il viso, e il fiume e gli alberi sembravano chiamarmi col loro mormorio. Pian piano, aprii l'uscio. Per uscire dovevo attraversare la camera di mio zio. Camminai sulle punte dei piedi, temendo che lo scricchiolio delle mie grosse scarpe sve- gliasse il degno uomo che dormiva ancora tutto sorri- dente; tremai di sentire la campana della chiesa suonare....